Igor Chierici e Luca Cicolella raccontano il loro “Ulisse”
Di Elisabetta Ruffolo
Stasera e domani al Festival Teatrale di Borgio Verezzi “Ulisse” con Igor Chierici, Luca Cicolella, Cristina Pasino, Bruno Ricci e le sonorità dei fiati di Edoardo Romano.
Un’altra data è prevista ad agosto a Genova.
Dopo “La leggenda del pianista sull’Oceano” un’altra storia ricca di mare e di avventura “Ulisse e il suo ritorno a Itaca”. Qual è la rivisitazione drammaturgica?
Igor Chierici: Ha sempre la tematica del mare perché a Genova dirigo un Festival dove porto produzioni che toccano appunto la tematica marinaresca e Ulisse ovviamente nell'immaginario di tutti è un Eroe che naviga e affronta il Mare e mille pericoli per vincere e anche per un senso di irrequietezza. Ho voluto ambientare il racconto sulla spiaggia di Itaca, Ulisse è pronto ad incontrare sua moglie, suo figlio e ad affrontare i Proci. E’ travestito da mendicante e chiede l’elemosina al centro del palco e dalla finestra sente il sogno di Penelope quando immagina l’aquila che spezza il collo alle oche nel suo giardino. E’ come se Ulisse intervenisse in questo sogno per riappacificare Penelope in preda alla paura per l’incubo che vive. Chiede a se stesso e ad Itaca di lasciargli ancora qualche istante affinché possa recuperare le forze e ricordare tutto quello che ha passato negli anni in cui è stato lontano da casa. Lo chiede per raccontarlo a sé e al pubblico e quindi lo spettacolo inizia con un flashback! La vicenda parte dall'isola dei Ciclopi e una volta sconfitto Polifemo si andrà sull'isola di Eolo per passare all'Isola della Maga Circe fino all'incontro delle Sirene e il ritorno a casa e la sfida con i Proci.
Il testo è così descrittivo che sembra di viverlo! Raccontare gli anni in cui Ulisse è stato via non è facile, anche negli spettacoli precedenti non è stato facile perché erano testi molto lunghi. Sono storie dove l’umanità viene prima di ogni cosa ed è anche un bel lavoro per un attore che deve cercare l’umanità in quei personaggi. Ci si sofferma a pensare che il viaggio di Ulisse è fatto non solo di anni, ma di secondi, minuti, ore, giorni. Abbiamo cercato di analizzare la loro disperazione quando erano rinchiusi in una grotta invece di altre cose. La critica e il pubblico s’immedesima in questo perché riconosce la stessa umanità.
Perché la scelta è caduta su Ulisse e non su altri personaggi epici? Perché fin da ragazzo avevo una passione spasmodica per questo Eroe e immagino che sia lo stesso per tante altre persone. Pochi conoscono il nome della moglie di Zeus ma la gran parte sa chi inventò lo stratagemma del cavallo di Troia. Siamo stati aiutati anche dalla cinematografia e dalla Tv che hanno narrato egregiamente le sue vicende.
Da studenti e da adulti qual è l’elemento che vi ha colpito maggiormente tra Avventura, fantastico, epica e amore?
Luca Cicolella: E’ importante affrontare determinati testi che pur trattando di epica, ritroviamo aspetti umani universali che ancora oggi possono essere dei punti di riconoscimento universale. Abbiamo cercato di giocare in maniera molto evocativa sui rapporti tra personaggi per dargli anche un ritmo fisico che altrimenti riusciremo solo ad immaginare. L’aspetto musicale è molto importante e fa da collante.
Un gemellaggio tra due Festival, Cervo e Borgio Verezzi. Saremo a Cervo il 7. Sono tre anni che i nostri spettacoli rappresentano il gemellaggio concreto tra questi due Festival.
Qual è il vostro pubblico? Abbiamo un pubblico storico, trasversale perché vengono bambini accompagnati dalle famiglie o viceversa. C’è il Signore anziano che ci ha detto “Lo spettacolo mi è piaciuto ed ho apprezzato anche il fatto di non aver sentito la scomodità delle sedute” perché la gente si era seduta a terra su dei cuscini.