GIORGIO DE LULLO. La Compagnia dei Giovani e i "Sei personaggi" in mostra al Teatro Valle
Di Ver.Med.
Dal 25 al 28 aprile al Teatro Valle inaugura la seconda sessione espositiva della mostra MANICOMIO! MANICOMIO! SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE DI LUIGI PIRANDELLO, dedicata alla messa in scena di Giorgio De Lullo, prima ripresa moderna e filologica del testo portata sul palco dalla Compagnia dei Giovani nel 1964.
«Vedremo ancora in Italia dei grandi spettacoli, certo, ma non credo che sentiremo mai più recitare così con quella grazia straziata e ferma, quell'eleganza dolorosa e leggera» scriveva nel 1981 sul Corriere il grande critico Roberto De Monticelli, ricordando il regista Giorgio De Lullo e il gruppo di attori della Compagnia dei Giovani. Divenuta archetipo e riferimento per tutte le messe in scena successive, la versione dei Sei personaggi in cerca d’autore di De Lullo segnò la storia del testo per la sua rappresentazione sobria, apparentemente semplice, incentrata sulla forza e la verità dei sentimenti a contrasto con la superficialità dell’Italia del dopoguerra e del boom di quegli anni. Giorgio De Lullo, maestro della regia e allievo eccellente di Luchino Visconti, aveva da lui ereditato l’abitudine alla ricerca della perfezione, che lo spinse sempre a condurre un lavoro accuratissimo con la Compagnia dei Giovani, allora nemmeno trentenni, approdando a risultati che finirono per lasciare un segno profondo nel teatro, e che ancora oggi mantengono intatta la loro potenza. «Fin dai Sei personaggi, ho cercato di liberare Pirandello dalla maniera in cui veniva imprigionato – scriveva De Lullo – dalle assurde sottolineature del tono raziocinante del discorso, dal ‘pirandellismo’ in definitiva […]. Ho creduto necessario presentare un Pirandello europeo, e cioè sottrarlo all'atmosfera culturale e al teatro in cui egli stesso operò. Perché in realtà Pirandello è un autore che come forse nessun altro ha espresso i problemi di fondo del nostro secolo, problemi che sono di tutte le società e di tutti i Paesi, al di sopra di qualsiasi differenza politica e sociale». De Lullo presenta una regia piana senza grandi effetti con i personaggi che escono dal buio del fondo della scena, come previsto nella prima versione del lavoro del 1921, e capace di puntare sulla recitazione, su un modo modernamente borghese di dire, di dar vita al linguaggio particolare di Pirandello, di dargli verità con la forza dei sentimenti. Ne risultava una «delle rappresentazioni più chiare e insieme patetiche di questo dramma stupefacente», come scrisse Sandro De Feo.
Tra il 1963 e il 1974 sono sette i lavori di Pirandello portati in scena dai Govani: dopo Sei personaggi in cerca d’autore, Il giuoco delle parti, L’amica delle mogli, Così è (se vi pare), Trovarsi, Tutto per bene e Enrico IV, tutti appuntamenti rimasti storici per la capacità di riproporre l’opera pirandelliana puntando sulla forza della parola, sulla sua capacità di farsi, sul palcoscenico, vita ed emozione. Il tradizionale razionalismo dell’autore diventava così un filosofico interrogarsi sul senso della vita e del nostro essere sociale, sfumandone il realismo con una nota antinaturalistica e una stilizzazione estetica. Questo fu possibile non solo per il lavoro di De Lullo, ma anche per la qualità alta di tutti gli attori, tra cui spiccava Romolo Valli (grande animatore e organizzatore del gruppo), capace appunto di pirandelliane geometrie come di nevrotiche perplessità, grazie a uno sguardo al fondo sempre ironico, inquieto e moderno. Essenziale fu il rapporto fra il primo attore e Pier Luigi Pizzi, scenografo e costumista di simmetrica eleganza, capace di giocare con le luci e il nitore per Il giuoco delle parti, come con l’oscurità e i neri luttuosi per i Sei personaggi in cerca d’autore.
Il percorso espositivo continua il suo viaggio a tappe scandito dall'alternarsi degli allestimenti del capolavoro pirandelliano dal 1921 ai giorni nostri. Fra locandine d’epoca, testi dei più autorevoli critici del tempo e testimonianze lasciate da Pirandello: una mappatura di memorie e riflessioni restituite al pubblico, in sessioni tematiche, con ricostruzioni nello spazio e proiezioni video, oltre che con materiali testuali e fotografici. Si prosegue con i successivi allestimenti: Pirandello chi?, spettacolo di suggestioni che Memè Perlini costruì nel 1973 e che fu uno dei manifesti della neoavanguardia romana (dal 2 al 5 maggio); la lettura di Mario Missiroli che sottolinea la differenza tra i Personaggi e gli Attori, vestendoli in abiti settecenteschi pronti a una recita goldoniana (dal 9 al 12 maggio); la versione rigenerativa e straniante di Carlo Cecchi del 2003 (dal 16 al 19 maggio); In cerca d’autore. Studio sui Sei personaggi di Luca Ronconi con gli allievi dell’Accademia D’Amico nel 2012 (dal 23 maggio al 2 giugno).
A guidare il viaggio un ciclo di incontri con protagonisti della scena teatrale che di volta in volta apriranno le sessioni dedicate ai sei diversi allestimenti (ciascuna alle ore 17), invitando il pubblico a momenti di ricordo e approfondimento. La terza esposizione è introdotta da un ricordo su Memè Perlini e sugli anni delle cantine romane, il 2 maggio, con la proiezione dell’allestimento del 1973. La quarta esposizione il 9 maggio accoglie un intervento di Monica Guerritore e, a seguire, la proiezione di un filmato dell’edizione del 1993 di Mario Missiroli. La quinta esposizione è introdotta il 16 maggio dal filmato della versione di Carlo Cecchi. La sesta esposizione il 23 maggio apre con l’intervento di Roberta Carlotto che ripercorre il lavoro di Luca Ronconi al Centro Teatrale Santacristina.
Inoltre, accompagna la mostra un programma di Colazioni con i Sei Personaggi per chiacchierare attorno a Pirandello. Tre colazioni domenicali – 12, 19, 26 maggio (sempre ore 11) nel Foyer del Teatro Valle – a cura del giornalista e critico teatrale Graziano Graziani, che condurrà delle “interviste impossibili” al fianco di tre scrittori chiamati a conversare ognuno a proprio modo sulle figure dei personaggi.
Ad accogliere i visitatori in sala una vera e propria ricostruzione dei sei personaggi e del capocomico nell'atto dell’ingresso sulla scena, rievocata in modo spettacolare con manichini posizionati come indicato da Pirandello e vestiti con i costumi della Sartoria Farani, inseriti nel gioco di proiezioni di Ernani Paterra.