Con «300 dichiarazioni d’amore al Cinema» Ottavio Cirio Zanetti lotta per la ricerca e la cura dei tumori rari
Di Veronica Meddi
Non è facile. Non è facile per me governare o, quanto meno, gestire il turbinio di emozioni idiosincratiche che nascono a contatto con questo libro. «300 dichiarazioni d’amore al Cinema» (Erga edizioni, pag. 450, euro 18,00) di Ottavio Cirio Zanetti.
È certamente quest’opera un continuum di sogni, passioni, respiri che si possono percepire – anche chi non sa, saprà – sfogliando quest’opera.
Solo 450 pagine. Solo? Sì, solo, perché se avesse continuato la sua vita, Ottavio Cirio Zanetti, ne sono certa, tutti lo siamo, avrebbe potuto raccontare, analizzare, con critiche di alto livello, molti altri film, e altrettanti registi, attori, sceneggiatori.
Credo che nessun altro titolo potesse essere più indicato di questo, sì, perché quello di Ottavio per la Settima Arte era davvero un amore fedele, uno di quegli amori che non hanno date di scadenza.
Ci trovammo d’accordo quando, anni fa, davanti a un libro di Filosofia del cinema, l’autore dichiarava che il tempo di un film è un tempo altro; non finisce con i titoli di coda, né con l’uscita dalla sala con le sue luci accese, può addirittura non finire mai.
La pellicola continua, infatti, a girare nei pensieri, nelle riflessioni, nel background di ogni singolo spettatore, inevitabilmente. Il nastro perforato su uno o due lati ha raccontato e racconterà ancora tante storie.
Da appassionato, anzi, da amante del cinema, Ottavio puntuale non perdeva occasione di dire la sua nelle analisi che andava a sviluppare. Sono qui raccolte, appunto, 300 valutazioni su film che il critico divorò con palato fine.
Sono analisi circoscritte in un arco temporale che va dal 2013 al 2020.
Ogni inizio capitolo è anticipato da foto di locandine delle opere subito dopo analizzate.
Ecco un’analisi appassionata su ‘La grande bellezza’, e poi su ‘Sole a catinelle’ dove l’autore trovò un po' di Totò in Checco Zalone. “Il meglio di Checco Zalone sta proprio nel politicamente scorretto”. Ironia pungente, intelligenza superiore, preparazione alta tanto da sembrare un critico più avanti con gli anni.
Nel 2014, Ottavio criticò il buonismo di ‘Tutta colpa di Freud’ accusando il regista, Paolo Genovese di non aver sfruttato appieno le capacità di Giallini, qui in veste di psicoanalista e padre di tre figlie problematiche.
L’autore amava il cinema come amore pretende, ma proprio in nome di questo sentimento tanto forte, lui, non aveva pietà nei riguardi di chi – a detta sua – provava a toccarlo senza il rispetto dovuto.
Molti sono i titoli che scorrono, da ‘Gemma Bovary’ a ‘Black or White’, da ‘La famiglia Bélier’ a ‘007- Spectre’, da ‘Pets’ a ‘Il cliente’, e molti, molti altri, fino all’ultima recensione datata 2020 che l’autore si concede malgrado tutto: ‘I due Papi’. Riesce a vedere questo ultimo film su Netflix, il dolore della malattia non trova spazio, anzi, l’amore per il cinema riesce ad annientarlo totalmente. Infatti, Ottavio, fedele anche al suo modo di essere, descrive la finale calcistica Germania-Argentina. E lui scrive, come sua ultima frase, con piglio sempre acceso “Non sapremo mai del suo disappunto, perché allora vinse purtroppo la Germania”. In quel ‘purtroppo’ c’è tutto il mondo pungente di Ottavio.
Tutte le recensioni tengono alto il ritmo della lettura.
Film visti, altri no che, però Ottavio fa venir voglia di correre a vedere.
Queste «300 dichiarazioni d’amore al Cinema» si conclude festosamente - perché l’amore vero non ci pensa proprio a morire - con uno scoppiettante, intenso, colorato, seguire di saggi molto interessanti. Come quello pubblicato nel gennaio 2013, su ‘MAD MEN e la nuova frontiera dei serial’.
E poi il saggio immancabile ‘Per Alfred Hitchcock. Il regista che visse due (e più) volte'. Ancora, ‘Felliniano, il sogno di fare l’aggettivo’ seguito da ‘L’urbanistica di Federico Fellini’.
Aveva 23 anni quando rilasciò ad Armando Aldogiso l’‘Intervista’ per il suo mediometraggio “Sipario”. E qui, il critico è anche regista e sceneggiatore, che ama il teatro e cita nelle ultime battute una frase del grande scenografo e uomo di teatro Lele Luzzati: “Teatro, amore amaro”.
I diritti d’autore di questo volume saranno devoluti dalla società Orlando 22 Produzioni multimediali alla ricerca e la cura dei tumori rari.
Un mariage questo, tra cinema e Ottavio Cirio Zanetti, che in salute e in malattia genererà ancora e ancora i suoi frutti.
Il libro verrà presentato giovedì 30 settembre alle ore 17:30 a Genova Palazzo Ducale negli spazi di Casa Luzzati.