«Adolesco»: l’accattivante confessione di un adolescente

Di Veronica Meddi

Crescere, progredire; ma anche ardere, fumare, tutto per trasformarsi in adulto, superare il passaggio dalla giovinezza per giungere all’essere qualcosa che in origine si critica e si fa fatica a comprendere.
«Adolesco» (Il ramo e la foglia, pag. 224, euro 16) di Timothy Megaride è un tenero capolavoro mascherato da un’aggressiva dialettica fedele al personaggio che ne è protagonista.
Un sedicenne, Tommaso Rinaldi, senza filtri né schemi imposti. 
Le regole da lui riconosciute sono costruite e poi distrutte dalla curiosa rabbia che per tutto il romanzo sanguina.
Timothy Megaride, è lo pseudonimo di chi non so, e svelare questo arcano non mi interessa. Geniale il suo modo di scrivere. Arrivo al termine ‘geniale’ senza essere troppo generosa, piuttosto giusta, ecco. «Ve lo giuro, tipo dica lo giuro», direbbe Tommaso, e dico io.
Dopo la lettura delle prime pagine che hanno mantenuto per tutta la storia un ritmo fedele alla corsa dei pensieri, ai modi di agire e di parlare di un giovane uomo, ho provato un’antipatia istintiva nei confronti di questa creatura. Poi, gli schemi perbenistici di un’adulta, io, sono crollati, così come gli inutili giudizi. E mi sono schierata dalla parte di Tommaso.
Ho abbandonato le armi e mi sono lasciata affascinare da questo personaggio sopra le righe che parla di pompini e di sesso come azione piuttosto rilassante. Che c’è di male!
L’adolescente Tommaso semplicemente vive con famelica, e a tratti folle, curiosità, fino a essere considerato un depravato. 
Immagina il suo funerale. Segno zodiacale Toro. E ammette tranquillamente che «Ah, ma io non so cosa devo dire della mia testa, che poi non lo so se la testa c’entra qualcosa con la passera».
Gli stati d’animo sono in continua lotta «Cazzo, mi viene da piangere. Voglio morire».
E con il suo compagno di Liceo, Riccardo, che è omosessuale, va d’accordo. Infatti, «…io penso che Riccardo non è deviato da niente perché lui è così, è stato sempre così».
Tommaso ha genitori avvocati «Mia madre è civile e mio padre è incivile, anche se lui dice penale», ma sarà lo stesso Tommaso ad attribuire alla parola ‘penale’ tutt’altro significato.
Agli arresti domiciliari, così si sente il giovane che è sottoposto a una serie di costrizioni che lui stesso non trova giuste.
Megaride fa un’ottima e innovativa operazione di scrittura, non so chi sia e quanti anni abbia, ma lui, l’autore, entra perfettamente nei panni di questo adolescente. Se fosse l’attore, la sua sarebbe un’ottima interpretazione. 
Tommaso sfoga, vomita, piange, tutta la sua verità in un registratore, e il lettore non può fare altro che avere fiducia in lui, e volergli bene.
L’adolescente crede all’amore e in questo sentimento si perde senza troppe paure. Ama. 
Crede nel senso dell’amicizia. Vuole bene.
Il bullismo e l’ignoranza? Li odia.
Mi aspettavo nel finale di questa confessione un colpo di scena scioccante, e invece no, perché malgrado tutto la vita mette in scena la sua opera; e come direbbe Tommasso «Cazzo, se mi è piaciuta».
Malgrado il modo di parlare del giovane, ci si rende conto che non sono le parolacce a essere volgari, no, sono piuttosto alcuni giudizi nati dall’incomprensione per mancanza non di codici comunicativi, ma per mancanza di empatia.
Due parole sulla copertina. Una onesta opera d’arte. Dal viso del ragazzo traspaiono le mille paure del cambiamento, come inevitabili vertigini prima di cadere per poi rialzarsi. C’è un giudizio in questo sguardo, su di noi, c’è tutta la prepotenza del diritto alla vita.
È un romanzo che consiglio di leggere: agli adulti, per cercare di entrare nel mondo in fieri, e agli adolescenti, per far crollare in loro quel senso di solitudine che inquieta e deprime.
Gli adulti, cari adolescenti, forse non ve lo diranno mai, ma ci sono passati prima anche loro in questo morire e poi fiorire; e se li guardate, ci guardate attentamente, vedrete tutte le cicatrici.

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Aggiornato il

  18 aprile 2021