«ANNA MAGNANI. Racconto d’attrice», LA FORZA DI DUE DONNE, ANNA MAGNANI E CHIARA RICCI

Di Veronica Meddi

Succede così, generalmente succede così, un’idea viene a trovarti, a sorpresa, senza che tu la stessi aspettando, o forse inconsapevolmente sì, fino a, non trovandola, rinunciarci, ma poi, prepotente più che mai lei ti pulsa in testa fino a quando, tu, quasi giocattolo nelle sue mani, la scrivi. 
Credo di non sbagliarmi nel pensare che questo è quello che è accaduto alla scrittrice Chiara Ricci nel suo «ANNA MAGNANI. Racconto d’attrice» (GRAPHE.IT edizioni, pag. 146, euro 16). L’idea era lì, ora qui pronta a farsi sfogliare.

Anna Magnani, la piccola bugiarda che viveva nei sogni per non affrontare la realtà, bussa o urla senza fine nella mente di Chiara Ricci fino a che le due, riducendo le distanze, Anna e Chiara, iniziano a vivere insieme. 
Anna si concretizza in un’icona e Chiara ne scrive, a detta di Franco D’Alessandro - sua è l’introduzione -, una ‘biografica dinamica’. Dinamica, appunto, e non poteva essere altrimenti – c’è Anna Magnani qui e c’è quella bimba che a soli dieci anni scriveva già dell’attrice sul suo fedele diario di Topo Gigio -.

La Magnani è certamente una delle donne più rivoluzionarie, anticonvenzionali e indipendenti del secondo dopoguerra; la guerra Anna l’ha vissuta e attraversandola ha fatto quello che un’artista fa, l’ha metabolizzata trasformandola in sensazioni di un sangue che bolle per dare vita a ogni suo personaggio.
Anna Magnani «appartiene» a Roma da quel sabato 7 marzo 1908 quando alle ore 13,30 emise il suo primo vagito, poi il teatro, qualche anno più tardi, le fece spuntare le ali per renderla un esempio di libertà.
Fu un grande amore quello del teatro e anche il teatro amò questa grande attrice che prima di essere attrice fu femmina di inesauribili energie. 
Il suo primo successo risale al 1958 quando il primo applauso toccò l’attrice a scena aperta, «È per te…è proprio per te» le rinsaldò Vera Vergani stringendo la giovane incredula. E se la Ricci ha voluto regalare ai suoi lettori questo emozionale momento, allora c’è poco da star a ragionare: anche Chiara ama il teatro. 
Anna nel 1926 si iscrive alla Reale Scuola di Recitazione «Eleonora Duse» che nel ’35 divenne l’attuale Accademia d’Arte Drammatica «Silvio D’Amico», la futura Nannarella confessò subito, senza remore che «il teatro rappresentava il mio sogno e la mia ambizione». E quella che Paolo Stoppa in un suo ricordo aveva con affetto definito «trucibalda, con ‘ste gambe storte, magra» cominciò a fare «quello che te fanno fa» senza fermarsi mai. E ha fatto Anna, quante ne ha fatte! Grazie a Nicodemi trovò il suo codice personale di comunicazione, anche la sua vis comica a cui darà sfogo nel teatro di rivista, anche, non solo, si sa. 
Il suo esordio cinematografico fu con una piccola parte nel film La cieca di Sorrento di Nunzio Malasomma.
Dopo un’attenta e appassionata ricerca su tutto il mondo Magnani, la Ricci, in un’unica frase riesce a dipingere la storia di una vita e tutte le azioni che la donna/attrice ha agito «Tra palcoscenici e teatri di prosa in uno strano gioco di luoghi e di luci»; e queste parole non possono nascere da quelle che sono semplicemente attente ricerche – chiunque, con interesse e determinazione, potrebbe farle - ma da un coinvolgimento empatico che manifesta la purezza di questo lavoro che non è solo scritto.
Di Anna Christie di Eugene O’Neil ne parla così Anton Giulio Bragaglia «Chi meglio di Anna poteva inventare la parte d’una puttana avvinazzata?» e «prima di andare in teatro, fece una capatina al caffè Rosati, e si bevve sei whisky, uno dopo l’altro» la testimonianza che Anna, quella sera, elettrizzò gli spettatori. 
Dare tutto, dare oltre, è questo il prezzo che l’arte chiede al suo amante.
È con lo scoppio della Seconda guerra mondiale che Anna Magnani diventa la signora indiscussa del palcoscenico, molti attori, malgrado tutte le difficoltà che è facile immaginare, continuarono a recitare. Coprifuoco, bombe, fame, miseria, censura, probabilmente furono gli ingredienti necessari a tirar fuori l’arte e tutte le verità necessarie per i suoi personaggi, e Anna combatté la sua guerra contro gli orrori della guerra con lazzi, parodie e battute, perché il suo pubblico, popolo stremato, aveva necessario bisogno di ridere, e una mamma lo sa.    
È questo un libro in cui accade che da una dimensione ci si ritrovi in un’altra e poi in un’altra, come quando si riceve una carezza – credo che sia questo quello che Chiara ha fatto, scrivendo di una carezza ricevuta ci ha accarezzati -, e sfogliando pagina dopo pagina, mentre si riaffacciano al lettore fotogrammi di film meravigliosi che hanno fatto la storia della settima arte, è come se metaforicamente si muovesse un pulviscolo che ha l’odore di polvere di palcoscenico misto a borotalco per asciugare l’umidità sulle ali dei sogni e concedergli un nuovo spazio.

«ANNA MAGNANI. Racconto d’attrice» è un libro necessario per abbattere un’anaffettività sociale devastante, con grazia del sapere perché il sapere è grazia, del credere ancora, dell’amare con coraggio perché per amare necessita coraggio.  

Non so cosa sappiano Anna Magnani e la famiglia di Chiara – a loro è dedicato questo suo lavoro – so solo che il mistero è intimo e nonostante questo l’autrice sia stata molto generosa sia nelle ricerche storiche che nelle emozioni che, si percepisce, ha lasciato libere con coraggio. 


E Anna Magnani ha un messaggio per Chiara e per tutti. 

«“Tanto tu sei forte”, dicono. Ma mica lo sanno che inferno hai dentro. Non scegli di essere forte, lo diventi perché non hai altra scelta». 
Anna Magnani


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Aggiornato il

  12 settembre 2023